Torah e accelerazione di gravità (parte1)
Il mio professore di Fisica Teorica soleva dire che le costanti fisiche rappresentano l’ignoranza del fisico, dal momento che spesse volte non si capisca il motivo per cui siano costanti. Credo che un po’ tutti abbiamo sentito parlare di accelerazione di gravità e sin dalla scuola media ci hanno condotti a memorizzare il fatidico numeretto g = 9,81 m/s^2. L’accelerazione di gravità è l’accelerazione a cui è soggetto un grave in caduta libera. Questa accelerazione inoltre concorre al calcolo della forza peso secondo la seguente equazione:
P = mg [Newton]
La forza peso non è altro che la forza di attrazione gravitazionale che si esercita tra un corpo e la Terra. Evitando tutte le dimostrazioni, la nostra accelerazione di gravità g dipende dalla massa della Terra, dalla costante gravitazionale universale e con buona approssimazione dal quadrato del raggio della Terra. Ritorniamo al valore g = 9,81 m/s^2 e per capire cosa significhi, possiamo per esempio dire che un corpo lasciato cadere da un’altezza di 50 m arriverà al suolo dopo circa 3 s, ovviamente supponendo di essere in condizioni ideali. Questo valore può cambiare sensibilmente in base alla distanza dal centro della Terra, ma con ottima approssimazione si lascerà sempre 9,81 m/s^2. Questo valore così importante per la Fisica e se vogliamo per la Tecnologia ha un significato alquanto incredibile da un punto di vista spirituale. Se facciamo riferimento alla ghematria, 981 è lo stesso valore numerico di “ארץ מרתים ”, cioè Aretz Meratayim che troviamo in Geremia 50:21
Sali contro il paese di Merathaim e contro gli abitanti di Pekod. Devasta e votali allo sterminio», dice l’Eterno, «e fa’ esattamente come io ti ho comandato!
Aretz Meratayim fa riferimento alla terra di Babilonia e significa proprio ribellione. Alcuni autori traducono anche “doppia ribellione”. Cosa ci vuole dire questo numero da un punto di vista spirituale? L’uomo è attratto da un campo “gravitazionale” del peccato che lo induce alla ribellione verso D-o. Non a caso l’apostolo Giovanni scriveva:
“Noi sappiamo che siamo da Dio e che tutto il mondo giace nel maligno” (1 Giovanni 5:19)
E ancora l’apostolo Paolo: “poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:3)
Quindi tutti interagiscono con questo “campo”, ma cerchiamo di andare oltre:
9 + 8 + 1 = 18 = 1 + 8 = 9 che in ghematria corrisponde alla lettera ebraica teth ט, che indica la ciclicità della vita, ma soprattutto che è legata alla parola sbaglio טעות. Ancora possiamo essere più precisi e dire che è presente nella parola peccato חטא. Tuttavia, la presenza della lettera א nella parola ebraica peccato חטא, ci fa capire che c’è una soluzione al ciclo del peccato. La soluzione al peccato è D-o. I saggi d’Israele ci dicono che Satan fu molto irritato della presenza della א nella parola חטא. Avviandoci alla conclusione di questa prima parte, possiamo dire che l’uomo è attratto dal peccato e giace nel maligno, essendo entrato in un ciclo che lo condurrà alla morte eterna, ma se guarda a D-o, se alza gli occhi verso la croce di Yeshua, allora sarà liberato dal peccato e potrà cominciare a vivere una vita abbondante, in vista della vita eterna.
Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Giovanni 3:16,17)
prof. Gaetano Tesse